18 novembre 2008

morandi


Morandi viene percepito come un monaco dagli americani.
Un monaco europeo, che seguiva la sua personale religione. Gesti rituali, quelle bottiglie dipinte, sempre uguali: poche variazioni per una vita. Un uomo che parlava del tempo, della relatività del tempo attraverso semplici bottiglie dipinte.
Non hanno torto. Anche se visto da qui, l'eremita di Bologna sembra un minimalista, un Sol Lewitt sensibile, ruvido ed europeo.

Il rapporto con i tumulti di un avanguardia. Questo è interessante: Morandi sembra avere ignorato la pressione delle avanguardie. Chissà cosa pensava quando mangiava i suoi tortellini in brodo, rispetto alla Grande America che un giorno lo avrebbe celebrato.

Sono domande che mi faccio, io, che nel mio minuscolo esistere viaggio per scoprire che le radici non sono nei luoghi ma dentro di noi.
Quanto tempo ho passato in Sardegna? Meno che a Bologna. Mentalmente certo meno che a est. Il Giappone è casa per me. La cultura americana è casa per me, i sentimenti visti sfilare in Ucraina sono casa per me. Le idee di una cultura europea vista a Parigi sono casa per me.

io, casa, I luoghi, ma soprattutto le persone.

2 commenti:

duccio ha detto...

a me Morandi piace.
non tanto per le sue opere in se ma per quel suo intimo "esorcismo" quotidiano.
Credo che le persone che si dedicano all'arte in maniera così pacata lavorino semplicemente sul non detto, sul solo accennato.
e non credo che così, ciò che passa sia più debole.

Bufi ha detto...

non ricordo chi ha detto.. "la mia casa è dove sono i miei libri"...sento di poter condividere in pieno questa tesi

e concordo in pieno con la poetica morandiana, così come in quella giacomettiana,wolsiana,modiglianiana e di tutti quei grandi uomini che sono riusciti ad essere semplicemente se stessi nonostante fossero accerchiati da grandissimi movimenti culturali che assorbivano e macinavano, purtroppo, altrettante valide persone

PS:hai scelto per il post un quadro quasi Mondrian-esco più che morandiano.

Ciao