12 gennaio 2006

lettera di un antipatico



Leggere per la rete. Mi capita ogni tanto, non sono un navigatore di professione (ho poco tempo). Ma è gradevole trovare opinioni e pareri altrui, imbattersi in visioni. Anche se devo ammettere che sono rare le cose dette con una capacità analitica. Dato che la rete, a volte, è il ghetto degli invidiosi che si liberano dei loro maldipancia di stagione nascondendosi dietro un fiero anonimato.
Miserie a parte è interessante potere discorrere. A me interessa mantenere un tono di reale scambio, per questo motivo mi urtico alla lettura di piccoli e discutibili assiomi che assurgono al ruolo di VERITA’ assolute solo perché sono scagliati come pietre da un cavalcavia.
E’ la perentorietà, il definire e inscatolare, il chiudere con un etichetta che ha il suono sfrigolante del marchio a fuoco a farmi orrore.
Questo che si scambia a volte per libero pensare è invece attività fascista.
Tesa a negare l’altro nella speranza, vana, di affermare se stesso.
Ma neppure, a volte è il semplice e puerile volere pisciare nei fiori del vicino per il gusto di vederglieli appassire.
Scambiare l’alcolismo per una corrente letteraria è semplicemente esilarante.
Non cominceremo oggi e da queste righe una lamentazio sulle umane miserie, questo ce lo risparmiamo.
Ma sono animato da piccole mosse di affetto irrazionale e credo, anche se questo può dispiacere, di essermi rimbroccato le maniche e avere forse fatto qualcosa per il fumetto (lasciatemi questa illusione). E a quelli che si dispiacciono perché abito a parigi o frequento i miei amici autori o bevo il the al bergamotto non rimane che fare un sentito e sonoro PRRRRRRRRRRRR.

Detto questo. Si riparte da un tono pacato, E si dialoga cortesemente per il gusto di scambiare delle opinioni, anzi per il piacere di scoprire come la pensa il nostro vicino di casa. Siamo vittoriani, d’ora in poi. E niente gomiti sul tavolo.

ah l'immagine è del grande hirschfeld. Che Dio lo abbia in gloria.

Nessun commento: